San Giovanni ad insulam si trova fuori dal centro abitato di Isola Gran Sasso (AQ).
Quel che si sapeva della chiesa prima di questo progetto di Restauro Critico-Conservativo, era molto poco.
La scelta immediata è stata quella di adottare il ‘riconoscimento diretto’ in confronto ai dati certi disponibili per delineare ipotesi da confermare.
E’ una chiesa con annesso monastero costruita intorno al 1080 da monaci benedettini provenienti da Montecassino che qui si stabilirono costruendo il manufatto con le pietre raccolte dal vicino fiume Mavone, pietre arrotondate durante il loro lungo percorso dalle montagne vicine. Il suo impianto protoromanico si arricchì nel Medioevo e poi in età rinascimentale del campanile e della bellissima facciata a vela quadrata che cela una chiesa a tre navate e la sottostante cripta.
Il progetto di Restauro ha richiesto molti mesi di attività di rilievo diretto, in assenza di documenti e pubblicazioni. Si sapeva poco di questa chiesa, molto lo ha detto la stessa.
Nella solitudine di lunghissime giornate passate intorno al monumento ed al suo interno, si è instaurato un linguaggio di confidenza, un vocabolario sensoriale fatto di suggestioni tattili, olfattive, uditive, un insieme di continue scoperte, di ipotesi negate e confermate, di continui immaginati viaggi nel tempo lungo 1000 anni.
Da questa esperienza ne è scaturito un progetto di RESTAURO CRITICO-CONSERVATIVO per le approfondite indagini sullo stato di degrado e la sintesi finale di recupero di nuove congrue attività nella chiesa e fuori di essa.
In prima istanza, è stato effettuato un accurato Rilievo fotografico, in generale e in dettaglio, sia sui paramenti murari per la redazione di un abaco delle tecniche costruttive, sia in particolare per la stesura di una cronologia delle misteriose decorazioni che raccontano una vita del tempo fatta di natura, di emozioni, di paure umane e di passione mistica, una cronologia che in confronto ad altre fabbriche coeve ha potuto tracciare linee interpretative ed oggettive risalenti alla storia di quel tempo fatta della povertà di vita rurale monastica e civile e l’apporto di maestranze rudimentali o altamente raffinate provenienti da popoli, in contaminazione culturale, soprattutto dalle splendide opere scultoree di lapicidi orientali.
Il ‘riconoscimento’ del monumento, per dirla alla Brandi, ha risposto alla ‘istanza storica’ e alla ‘istanza estetica’, in continuo confronto con le fonti documentarie.
Effettuata la ricognizione diretta e la classificazione delle varie componenti, il progetto si è formato, per l’aspetto ‘conservativo’, sul recupero dello stato degradato del monumento, attraverso la formulazione di fasi di Restauro delle superfici e dei volumi dal punto di vista del consolidamento strutturale e della superficie.
Nelle lunghe giornate passate in solitudine all’interno della chiesa, le suggestioni sono scaturite dal suono dell’aula come cassa armonica dei suoni della natura circostante, del vento sulle foglie degli alberi, dal fremito delle ali e del canto degli uccelli che lì abitano e dalla modulazione cromatica della luce penetrante dalle sottili monofore, riverberata dal verde degli alberi vicini e dai rossi dei mutevoli tramonti: la qualità plastica degli intagli decorativi e lo svelarsi delle qualità materiche delle superfici sotto la luce radente ha suggerito quale poteva essere un nuovo impiego dell’impianto monastico in sé ed in confronto del sito, definendo così il Progetto di Restauro ‘Critico’.
Le facciate laterali sono coronate da un’alternanza di paramenti in pietra e da linee laterizie punteggiate da buche pontali che ispirano la suggestione visiva di partiture su tetragramma tipiche della notazione del Canto Gregoriano. Guardando la chiesa da lontano si ha l’impressione che alla sua sommità vi fosse stato disegnato uno spartito di Musica Gregoriana.
LA QUALITA’ ACUSTICA dell’ambiente interno è stata analizzata con strumentazione di ripresa audio e processata da software che ne hanno evidenziato, tra l’altro, lo spettro delle frequenze e i tempi di riverbero come perfettamente adatti alla sovrapposizione delle note cantate a sillabe, tipiche nell’Armonia gregoriana.
Il restauro per il suo aspetto ‘critico’ ha previsto quindi il recupero dell’aula liturgica quale sala per la ripresa fonica e la rappresentazione del Canto Gregoriano facendone di San Giovanni ad insulam un centro culturale ad hoc.
Per la sottostante cripta uno spazio espositivo con la raccolta dei reperti scultorei sparsi e la ricostruzione virtuale dell’affresco absidale fortemente danneggiato dai terremoti e dal degrado. L’intero impianto monastico (chiesa e monastero) diventano una INSULA DI SPIRITUALITA’ per la quale, al pari della progettazione dell’intero nuovo arredo liturgico ed illuminotecnico interno, sono state progettate le aree a parco circostanti quale meta di un percorso territoriale più ampio per una permanenza meditativa.